L’orto d’inverno: coltivare anche quando la natura riposa
Tra cura e comunità: l’inverno come stagione di resilienza e creatività
di Matteo Petruzza
Quando le giornate si accorciano e la terra si fa più fredda, l’orto sembra rallentare. Ma chi lo vive sa che anche d’inverno l’orto resta vivo: cambia ritmo, si trasforma e ci insegna qualcosa di prezioso sulla cura e sulla pazienza. È così anche negli orti del progetto 3C – Coltiviamo il Clima e la Comunità, l’iniziativa di agricoltura urbana ecologica che Humana People to People porta avanti a Cornaredo, Settimo Milanese e Bollate.
Nati tra il 2018 e il 2024 – da via Rosa Parks a Cornaredo al più recente orto di via Pietro Nenni a Bollate, passando per Vighignolo a Settimo Milanese – gli orti 3C riuniscono famiglie, giovani e cittadini che desiderano coltivare in modo sostenibile e costruire relazioni positive nel proprio territorio.
Anche qui l’arrivo dell’inverno non segna la fine della stagione, ma l’inizio di un tempo diverso. È il momento di proteggere il terreno e rigenerare il microbiota, la popolazione di microrganismi che colonizza il suolo, di coprire la compostiera per mantenere umidità e temperatura, raccogliere gli ultimi ortaggi resistenti e pianificare le semine future.
Gli orti in numeri: otto anni di comunità, formazione e raccolti condivisi
Negli anni, gli orti 3C hanno dimostrato come la cura della terra possa generare un impatto reale e tangibile nelle comunità locali. Dal 2018 a oggi, oltre 230 persone hanno partecipato come attivisti, prendendosi cura degli spazi verdi assegnati e contribuendo alla gestione quotidiana degli orti. Accanto a loro si sono alternati più di 100 persone di supporto, volontari che hanno dato contributo prezioso nei momenti di necessità.
Gli orti sono diventati luoghi aperti, inclusivi e accoglienti, attraversati da una comunità sempre più ampia: in questi anni hanno ospitato quasi 1.000 persone tra studenti, cittadini, gruppi in visita trasformandosi in veri laboratori a cielo aperto dedicati alla sostenibilità e alla connessione tra cittadino e cibo.
La formazione continua è un pilastro del progetto: sono state realizzate oltre 260 le ore di formazione teorica e quasi 1.700 le ore di formazione pratica negli orti. A queste si aggiungono più di 620 ore di lavoro condiviso, momenti in cui gli ortisti si incontrano tutti insieme per attività comuni che rafforzano la coesione e lo spirito di comunità.
E i frutti del lavoro si vedono: gli orti 3C, complessivamente, hanno prodotto oltre 10.000 kg di ortaggi, distribuiti tra famiglie e partecipanti. Una produzione che non è solo cibo, ma un simbolo concreto del valore sociale, ambientale e comunitario del progetto.
Colori e profumi d’inverno: ortaggi e soluzioni creative per un orto vivo
La natura, anche d’inverno, offre ancora molto. Gli ortaggi seminati o trapiantati in estate e inizio autunno si raccolgono, mentre ortisti più audaci anticipano la semina di fave e piselli, mentre altri ancora preferiscono prendersi una pausa e tornare a seminare a gennaio o febbraio. Le aiuole si colorano di cavoli, porri, bietole, spinaci, cicorie e finocchi, mentre alcune piante aromatiche, come rosmarino e timo, continuano a profumare anche tra la brina, ricordandoci che la resilienza è possibile anche nei periodi più freddi.
Nei nostri orti si sperimentano piccoli tunnel protettivi e pacciamature naturali fatte con foglie secche e sfalci vegetali, soluzioni semplici, sostenibili e accessibili a tutti. Vecchie reti, bottiglie e materiali di recupero possono diventare mini-serre, strutture decorative e funzionali a supporto di insetti e uccellini, trasformando l’orto in un luogo creativo ed ecosistemico, dove ogni elemento, anche quello più semplice, trova una nuova vita e funzionalità.
Lentezza condivisa: l’inverno come tempo di cura, scambio e progettazione
L’inverno è anche tempo di cura e comunità. Negli orti comunitari di Humana People to People si rallenta insieme: si sistemano attrezzi e materiali, si progettano le colture della primavera, si condividono consigli e si scambiano esperienze. La comunità si consolida e impara a coltivare non solo la terra, ma anche la consapevolezza dei ritmi naturali. Si valutano i successi e gli insuccessi dell’anno passato, si provano nuove consociazioni di piante e si scambiano semi, portati da amici, parenti o viaggiatori, arricchendo l’orto con varietà preziose e storie condivise. Coltivare in inverno significa imparare a rispettare i ritmi della natura, utilizzare le risorse in modo responsabile e valorizzare ogni stagione per ciò che può offrire, esercitando pazienza, attenzione e sostenibilità.
Anche nella città metropolitana di Milano, con i suoi inverni umidi e le gelate frequenti, e in generale nelle aree maggiormente urbanizzate è possibile mantenere un orto produttivo e sostenibile. Ecco 8 consigli pratici per prendersi cura del proprio invernale:
- Pulizia post-raccolto: rimuovere i residui colturali dalle aiuole dopo le raccolte autunnali.
- Proteggere il terreno: utilizzare pacciamatura naturale (foglie secche, paglia, scarti vegetali triturati) per mantenere umidità, proteggere le radici e limitare le erbe infestanti.
- Arricchire il suolo: aggiungere compost maturo per nutrire il terreno.
- Difesa dalle gelate: coprire le piante con tunnel o tessuto non tessuto per proteggerle dal freddo notturno.
- La scelta delle colture: tra novembre e febbraio si possono piantare cavoli (verze, cavolo nero, pak choi), bietole, spinaci, cicorie e radicchi. Legare le foglie con fili di raffia permette di mantenerle compatte.
- Zone riparate: porri, carote e finocchi crescono meglio in aree più protette.
- Prepararsi alla primavera: prevedere già dei bulbi primaverili per dare colore e nutrimento agli impollinatori.
- Non dimenticare le aromatiche: rosmarino, salvia, timo e lavanda resistono al gelo e favoriscono la biodiversità.
Tecniche naturali per un suolo fertile: rotazioni, consociazioni e piccoli gesti quotidiani
La rotazione delle colture e le consociazioni naturali aiutano a mantenere fertile il terreno e a prevenire malattie. Cavoli e aromatiche insieme allontanano parassiti, mentre bietole e piselli migliorano la struttura del suolo. Dove non si seminano ortaggi, il terreno può riposare sotto copertura vegetale di trifoglio o veccia, che arricchiscono il suolo di azoto. La tecnica del sovescio, cioè coltivare piante da interrare, migliora la fertilità e la struttura del terreno, riduce infestanti e patogeni e contribuisce anche a sequestrare una piccola parte di CO₂, mentre l’inserimento di fiori melliferi favorisce gli insetti impollinatori.
Anche le attenzioni quotidiane fanno la differenza, ecco alcuni accorgimenti fondamentali:
- controllare il drenaggio del terreno ed evita ristagni d’acqua;
- mantenere il ricambio d’aria nelle zone coperte;
- integrare le irrigazioni in caso di inverni siccitosi;
- monitorare parassiti (lumache e altri) e utilizzare solo metodi biologici: barriere di cenere, gusci spezzettati, trappole artigianali.
Coltivare d’inverno mantiene viva la relazione con la terra e con la comunità, prolungando la stagione attiva dell’orto, migliorando la salute del suolo, garantendo ortaggi freschi anche nei mesi più freddi e rafforzando i legami tra le persone. Un orto che non si ferma, anche quando il sole è timido e la terra sembra addormentata, ci insegna che ogni stagione ha il suo valore. L’orto invernale è un piccolo atto di fiducia: nella natura, nel tempo e nella comunità che la coltiva, e come ogni seme piantato porta con sé la promessa di una nuova primavera.