Il COVID-19 ha messo a rischio i progressi fatti finora per porre fine alla tubercolosi e per garantire un accesso equo alla prevenzione e all’assistenza nel mondo. Nonostante si tratti di una malattia infettiva curabile nella maggior parte dei casi, la disparità di accesso alle cure, insieme a un ritardo nella diagnosi, possono contribuire alla sua gravità degenerativa.

di Federico Turchetti

Sono trascorsi 140 anni da quando, il 24 marzo 1882, il medico e microbiologo tedesco Robert Koch annunciò la scoperta del batterio Mycobacterium tuberculosis, responsabile della malattia infettiva e contagiosa nota come tubercolosi (Tb). Si stima che questo batterio, che accompagna l’uomo da almeno 9.000 anni, oggi sia presente in un quarto della popolazione mondiale, di cui però solo una piccolissima percentuale sviluppa la malattia. Nonostante sia una patologia prevenibile e curabile, nel corso del 2020 almeno 10 milioni di persone si sono ammalate di Tb e 1,5 milioni sono morte. Tra i decessi causati dalla tubercolosi si contano 204.000 persone con HIV, il che ne fa la principale causa di morte per chi vive con questo virus. Il fatto che circa l’85% delle persone che si ammalano di Tb possa essere curata con successo con circa 6 mesi di regime farmacologico ci racconta ancora una volta come un alto numero di morti sia dovuto alla mancanza di accesso alle cure, una situazione comune in numerosi Paesi in via di sviluppo. La tubercolosi è anche tra i maggiori responsabili della diffusione di episodi di farmacoresistenza, i quali sono dovuti a trattamenti scorretti e incompleti che possono condurre a forme di Tb note come Mdr-Tb (multidrug resistant-Tb) e Xdr-Tb (extensively drug-resistant). Per quanto riguarda la diffusione geografica della malattia, essa è presente pressoché in ogni Paese del mondo; tuttavia, tre quarti dei casi di Tb del 2020 sono stati registrati in soli otto Paesi: India, Cina, Indonesia, Filippine, Pakistan, Nigeria, Bangladesh e Sud Africa.

Com’è avvenuto anche per altri target degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, la pandemia di COVID-19 ha compromesso alcuni dei progressi raggiunti negli ultimi anni nella lotta alla tubercolosi, ottenuti anche grazie al lavoro svolto dalla Stop TB Partnership[1], alla quale partecipano diverse organizzazioni connesse alla Federazione Humana People to People. L’impatto più evidente della pandemia di COVID-19, evidenziato all’interno del World TB Report 2021[2] dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è rappresentato dalla riduzione del numero di persone a cui è stata diagnosticata la Tb, passato dai 7,1 milioni del 2019 ai 5,8 milioni del 2020 (-18%). Come indicato dal rapporto dell’OMS, il ridotto accesso ai servizi di diagnosi e cura della Tb e meno risorse a disposizione dei governi hanno comportato un incremento nel numero dei morti, una diminuzione del numero di persone curate per forme di tubercolosi farmacoresistenti (-15%) e una netta diminuzione nella spesa globale per i servizi di diagnosi, cura e prevenzione (passata da 5,8 a 5,3 miliardi di dollari, corrispondenti a meno della metà di quanto necessario). Quest’anno la Giornata mondiale della tubercolosi, commemorata ogni 24 marzo, avrà quindi come tema quello degli investimenti necessari per porre fine alla diffusione di questa malattia e cercherà di trasmettere l’urgente necessità di mantenere gli impegni finanziari assunti dalla comunità internazionale.

I membri della Federazione Humana People to People sono in prima linea nella lotta alla tubercolosi in diversi Paesi in via di sviluppo. Un grandissimo lavoro viene svolto dalla nostra consorella Ajuda de Desenvolvimento de Povo para Povo (ADPP) in Mozambico, uno dei Paesi con la più alta incidenza di tubercolosi al mondo (364 casi ogni 100 mila abitanti). Qui, più della metà delle persone affette da tubercolosi convive anche col virus dell’HIV, che affligge circa il 13% dell’intera popolazione. Inoltre, il Paese è caratterizzato da un numero molto basso di casi identificati. ADPP Mozambico ha quindi condotto a partire dal 2007 numerosi interventi comunitari di contrasto alla diffusione della tubercolosi in collaborazione con altre organizzazioni locali e grazie a partnership avviate con diversi donatori bilaterali e multilaterali, tra i quali USAID, il Fondo globale per la lotta contro Aids, tubercolosi e malaria[3] e la STOP TB Partnership. I risultati raggiunti sono importanti e nel solo 2020 hanno visto oltre 650 mila persone raggiunte da attività educative, oltre 550 mila persone esaminate e 14.932 persone a cui è stata diagnosticata una forma di tubercolosi, incluse quelle farmacoresistenti. L’approccio comunitario utilizzato negli interventi si basa, tra le altre cose, sulle seguenti strategie:

  1. Visite porta a porta – Degli attivisti adeguatamente formati visitano tutte le case di un’area geografica definita al fine di educare la popolazione in merito alla tubercolosi, esaminare le persone che potrebbero aver bisogno di un test e raccogliere campioni da analizzare.
  2. Tracciamento dei contatti – Le strutture sanitarie locali forniscono ad ADPP gli elenchi dei contatti dei casi notificati così che gli attivisti possano fornire attività di screening e raccolta di campioni da analizzare.
  3. Eventi Cough Days – Un giorno al mese, gli attivisti mobilitano la comunità in luoghi identificati in collaborazione con le strutture sanitarie locali. L’evento consiste in sessioni educative e attività di screening per l’identificazione dei casi di tubercolosi, condotte insieme a personale sanitario qualificato.
  4. Strategia FAST/Cough Day – Addetti alle pulizie e attivisti identificati presso le strutture sanitarie sono addestrati nel condurre degli screening iniziali dei pazienti presenti nelle sale d’attesa, così da inserire in corsie preferenziali coloro che mostrano sintomi di tubercolosi e hanno bisogno di sottoporsi al più presto ai test diagnostici.

Negli anni a venire ci sarà più bisogno che mai di interventi di questo tipo. Tuttavia, dei 15 miliardi di dollari di finanziamenti annuali promessi dai leader mondiali nel 2018, meno della metà è stata resa disponibile. In occasione della Giornata mondiale della tubercolosi del 24 marzo, Humana People to People si unisce all’appello: dobbiamo investire ora se vogliamo eliminare la tubercolosi entro il 2030 e salvare numerose vite.   

[1] https://www.stoptb.org

[2] https://www.who.int/publications/i/item/9789240037021

[3] https://www.theglobalfund.org/en/