Il peggioramento della situazione alimentare nel mondo è dovuto a molteplici fattori e tra questi ci sono anche i conflitti, gli eventi climatici estremi e gli shock economici. L’Africa è tra i continenti più colpiti e quello su cui si concentrano maggiormente gli sforzi della Federazione Humana People to People per implementare programmi di agricoltura, sviluppo comunitario, sicurezza alimentare e adattamento al cambiamento climatico

di Federico Turchetti

La sicurezza alimentare e nutrizione sono due elementi chiave del secondo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (OSS) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: su questi fronti negli ultimi anni purtroppo la situazione a livello globale è peggiorata considerevolmente. I dati riportati dal nuovo rapporto The State of Food Security and Nutrition in the World 2022, pubblicato da diverse agenzie delle Nazioni Unite (FAO, IFAD, UNICEF, WFP e WHO), parlano chiaro. Il numero di persone che soffrono la fame, così come misurato dalla prevalenza della malnutrizione, è tornato a salire a partire dal 2015 e nel 2021 si attestava tra i 702 e gli 828 milioni, una stima che non tiene conto degli effetti della guerra in Ucraina.

La prevalenza della malnutrizione è un importante indicatore del target 2.1 dell’Agenda 2030[1] che viene utilizzato in numerosi progetti di sviluppo e cooperazione internazionale, inclusi quelli implementati da Humana People to People, e che rappresenta una stima della proporzione della popolazione di una determinata area geografica il cui consumo abituale di cibo è insufficiente a garantire degli adeguati livelli energetici per la conduzione di una vita attiva e sana. Nel 2021, 2,3 miliardi di persone erano affette da livelli di insicurezza alimentare moderati o severi. L’11,7% della popolazione mondiale si trovava dunque in una situazione di severa insicurezza alimentare, che consiste nel non avere cibo a disposizione e nell’aver di conseguenza trascorso uno o più giorni senza mangiare. Nel 2020, il 22% dei minori sotto i cinque anni di età soffriva di arresto della crescita[2] e il 6,7% era deperito[3]. Sempre nel 2020, 3,1 miliardi di persone non potevano invece permettersi una dieta sana.

La malnutrizione è estremamente pericolosa soprattutto per i più giovani e, a livello globale, è responsabile di circa il 45% dei decessi tra i bambini di età inferiore ai cinque anni, che è quindi la fascia di popolazione ad essa più vulnerabile. La malnutrizione durante l’infanzia e la gravidanza ha anche numerose conseguenze negative per il benessere della persona a lungo termine. L’arresto della crescita, soprattutto se si verifica al di sotto dei due anni di età, ha delle importanti conseguenze funzionali. Queste includono uno scarso rendimento scolastico e cognitivo, bassi salari in età adulta, perdita di produttività e, nel caso si verifichi un incremento di peso eccessivo più avanti nell’infanzia, un rischio maggiore di sviluppare malattie croniche legate all’alimentazione. Il deperimento nei bambini, se non trattato adeguatamente, è invece associato a un rischio maggiore di morte. Le conseguenze della presenza di alti livelli di arresto della crescita e di deperimento sono quindi di enorme portata per il capitale umano, la produttività economica e lo sviluppo di un Paese.

Il deterioramento della situazione alimentare a livello globale è causato da molteplici fattori, ma quelli che hanno assunto una particolare rilevanza sono i conflitti, gli eventi climatici estremi e gli shock economici, combinati con un marcato aumento delle disuguaglianze dovuto alla pandemia di COVID-19 e alle diverse capacità di ripresa economica. La situazione è resa ancor più complicata dalla guerra in Ucraina, che ha portato ad un’ulteriore innalzamento dei prezzi di derrate alimentari e input agricoli, con particolare riferimento a grano, mais, oli commestibili e fertilizzanti. Una delle sfide maggiori che bisognerà affrontare nel corso dei prossimi mesi sarà proprio la ridotta disponibilità di fertilizzanti, di cui Russia, Bielorussia e Ucraina sono tra i maggiori esportatori al mondo, e l’impatto che questa avrà sulla produzione agricola.

L’aumento dei prezzi del cibo sta avendo un impatto soprattutto sui Paesi a basso e medio reddito, dove la popolazione spende una proporzione maggiore del proprio reddito per nutrirsi. Ad esempio, in Africa subsahariana il cibo rappresenta il 40% delle spese dei consumatori, contro il 17% speso dalle popolazioni delle economie avanzate. Alla luce dei trend attuali, per quanto concerne la lotta alla fame è molto probabile che nel 2030 saremo allo stesso punto in cui eravamo nel 2015, anno in cui sono stati adottati gli OSS dell’Agenda 2030. Le proiezioni ci dicono inoltre che l’Africa è il solo continente in cui il numero di persone che soffrono la fame aumenterà, fino a diventare quello con più persone malnutrite (non a caso il tema dell’Africa Day 2022 è quello dell’alimentazione). Questo sarà anche dovuto al cambiamento climatico e alle sue implicazioni per l’agricoltura, specie su piccola scala, e sulla sicurezza alimentare delle popolazioni più vulnerabili.

Migliorare questa situazione richiede maggiori sforzi economici (ad esempio per il finanziamento di interventi volti a migliorare nutrizione, sicurezza alimentare e agricoltura sostenibile e adattata ai cambiamenti climatici) e azioni coordinate a livello globale, soprattutto per supportare i Paesi più poveri e le popolazioni più vulnerabili che non hanno grandi capacità finanziarie e non possono indebitarsi ulteriormente. Gli interventi di cooperazione allo sviluppo, per ottenere risultati concreti, richiedono tempo e risorse, ma si tratta di investimenti a lungo termine in grado di migliorare numerosi parametri sociali ed economici. La sicurezza alimentare è infatti un concetto complesso e che generalmente comprende quattro diverse dimensioni che devono essere affrontate in maniera olistica:

  • la disponibilità di cibo, che è la dimensione riguardante l’offerta e che si riferisce alla disponibilità fisica di cibo così come determinata da produzione, stoccaggio e commercio;
  • l’accesso al cibo, ovvero la dimensione che si riferisce all’accesso economico e sociale al cibo, il quale è influenzato da diversi fattori come dinamiche di mercato, redditi e prezzi;
  • l’utilizzo del cibo, cioè la dimensione che riguarda come le persone utilizzano e traggono vantaggio dal cibo a loro disposizione e dai suoi nutrienti, fortemente influenzata dai livelli di educazione e consapevolezza delle persone;
  • la stabilità alimentare, vale a dire la dimensione temporale della sicurezza alimentare che viene ritenuta soddisfatta se un individuo ha sempre accesso a cibo adeguato.

I programmi di agricoltura, sviluppo comunitario, sicurezza alimentare e adattamento al cambiamento climatico implementati dai membri della Federazione Humana People to People lavorano proprio per mettere le persone, specialmente agricoltori su piccola scala e le loro famiglie, nelle condizioni di migliorare tutte e quattro le dimensioni della sicurezza alimentare. Si tratta di un impegno pluriennale e che quest’anno si rinnova con forza alla luce della difficile situazione che stiamo vivendo.


[1] Target 2.1: Entro il 2030, eliminare la fame e assicurare a tutte le persone, in particolare i poveri e le persone in situazioni vulnerabili, tra cui i bambini, l’accesso a un’alimentazione sicura, nutriente e sufficiente per tutto l’anno.

[2] Condizione nota come stunting, una forma di malnutrizione che comporta una crescita e uno sviluppo alterati che i minori sperimentano a causa di una cattiva e/o scarsa alimentazione che si accompagna a infezioni ripetute

[3] Condizione nota come wasting, che indica l’avere un peso eccessivamente basso rispetto all’altezza e che si concretizza in una perdita di peso recente e di grave entità che può persistere per un periodo di tempo più o meno lungo

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