Le cause legali stanno diventando sempre più uno strumento per chiedere ai governi e realtà private di adottare misure concrete sul fronte del cambiamento climatico. Le conseguenze del fenomeno minacciano seriamente infatti la tutela di alcuni diritti fondamentali delle popolazioni.

Redazione

Il 14 dicembre si è tenuta presso il tribunale di Roma l’udienza della prima causa climatica contro lo Stato italiano: a intentarla sono cittadini, associazioni, comitati territoriali. Lo scopo è citare in giudizio lo Stato per inadempienza climatica. Nonostante la consapevolezza dell’emergenza ambientale che stiamo vivendo e l’urgenza di attuare una drastica riduzione delle emissioni, l’impegno profuso ad oggi in questa direzione è giudicato dai promotori della causa insufficiente ed incompatibile con la quota di emissioni che l’Italia è chiamata a ridurre per raggiungere l’obiettivo di limitare l’innalzamento della temperatura entro 1,5°C dichiarato dall’Accordo di Parigi.

Fare causa allo Stato può apparire più un’operazione mediatica che un’azione concreta portatrice di cambiamenti tangibili. In realtà così non è: le richieste al giudice hanno obiettivi ben precisi e rendicontabili, come l’abbattimento del 92% delle emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. L’azione legale alimenta poi una campagna di sensibilizzazione promossa attraverso il sito www.giudiziouniversale.eu, tramite il quale chiunque può registrarsi e diventare così sostenitore della causa.

Cause climatiche? Un fenomeno in crescita

Il fenomeno delle cause climatiche è relativamente recente ma in costante crescita: nel 2017 i casi sono stati 884 in 24 paesi, a luglio 2020 si sono registrati 1550 casi in 38 paesi. La climate litigation sta diventando un vero e proprio strumento per definire la strategia globale sul clima, spostando il nucleo dell’azione dalla scena internazionale a quella interna dei singoli stati. Il che può essere un bene: se gli accordi internazionali rischiano di rimanere solo delle promesse sulla carta, concentrarsi sulle nazioni torna ad essere l’unica alternativa per sortire delle risposte concrete all’emergenza che stiamo vivendo.

Una delle sentenze più significative è quella pronunciata dalla Corte Costituzionale tedesca nella causa “Neubaur at al.” contro lo Stato tedesco, per cui la corte ha ordinato al governo federale di chiarire gli obiettivi di riduzione delle emissioni dal 2031 in poi entro la fine di quest’anno. Lo stato tedesco ha quindi rivisto la legge alzando il target di riduzione al 65% entro il 2030, anticipando di cinque anni l’obiettivo di neutralità climatica, entro il 2045. Il tribunale ha dato quindi ragione ai ricorrenti, secondo i quali la condotta dello stato ha violato alcuni dei diritti fondamentali delle future generazioni.

Molte delle cause intentate si basano proprio su questo snodo: c’è un crescente consenso a livello giuridico sul fatto che gli obblighi derivati dalla tutela dei diritti umani, riconosciuti dal diritto internazionale e dalle costituzioni nazionali, possano essere applicati nel contesto di mitigazione o adattamento al cambiamento climatico. Lo stato viene chiamato in causa per tutelare un clima stabile e sicuro, elemento imprescindibile per il godimento di diritti fondamentali quali il diritto alla vita, al cibo, all’acqua, alla salute. Basti solo pensare che, secondo le stime della Banca Mondiale, le conseguenze del cambiamento climatico e dello sfruttamento delle risorse causeranno la migrazione forzata di 140 milioni di persone entro il 2050 (per approfondire leggi il nostro post qui).

Cittadini uniti, non consumatori

Come cittadini che si uniscono per chiedere un cambiamento politico, abbiamo un potere. Come consumatori, siamo quasi impotenti” afferma il giornalista George Monbiot su The Guardian. L’editorialista non è certo uno che fa giri di parole e in questo articolo riflette sulle conseguenze del capitalismo e di quel “trasferimento di responsabilità” che, in misura diversa, riguarda ciascuno di noi (difficile a digerire, ma è così). Anche se non ci troviamo del tutto d’accordo con l’affermazione sul consumatore di Monbiot (riteniamo infatti che il singolo possa generare impatti positivi anche attraverso scelte di consumo consapevoli) è fondamentale riconoscere che solo attraverso il ruolo attivo dei cittadini è possibile far funzionare le istituzioni. Se ai cittadini spetta alimentare la valenza fondante di queste ultime nel garantire il benessere della collettività, è altresì vero che è dovere delle istituzioni attuare decisioni super partes per tutelare i diritti fondamentali.

Riguardo alla causa italiana, i difensori dello Stato italiano sembrano voler portare l’intera vicenda su tutt’altro piano di interpretazione. Nelle motivazioni deposte dall’avvocatura della parte chiamata in causa, infatti, si dichiara l’impotenza dello Stato nel poter attuare misure efficaci essendo l’emergenza climatica riconducibile all’azione di una pluralità di soggetti, concludendo con la formula “ad impossibilia nemo tenetur” (nessuno è tenuto a fare l’impossibile).
La strada verso la giustizia climatica si preannuncia ancora lunga.

Fonti:

https://giudiziouniversale.eu/https://giudiziouniversale.eu/

https://www.unep.org/resources/report/global-climate-litigation-report-2020-status-review

https://www.bundesregierung.de/breg-de/themen/klimaschutz/climate-change-act-2021-1936846

https://www.theguardian.com/environment/2021/oct/30/capitalism-is-killing-the-planet-its-time-to-stop-buying-into-our-own-destruction tradotto da Internazionale https://www.internazionale.it/opinione/george-monbiot/2021/12/07/capitalismo-pianeta

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/01/25/causa-per-inazione-climatica-il-negazionismo-dello-stato/6466443/

https://www.repubblica.it/green-and-blue/2022/01/14/news/causa_legale_climatica_contro_italia_giudizio_universale_depositate_note_ricorrenti-333712371/

per approfondire:

https://www.clientearth.org/

https://www.lse.ac.uk/granthaminstitute/wp-content/uploads/2021/07/Global-trends-in-climate-change-litigation_2021-snapshot.pdf

https://www.monbiot.com/