La necessità di essere sempre al passo con le tendenze del momento ha portato la società odierna a prediligere un modello poco sostenibile: il Fast Fashion. Un modello che purtroppo non contempla il rispetto per le persone e per il nostro pianeta. È quindi indispensabile evitare atteggiamenti compulsivi, rallentare e agire in maniera consapevole, perché quando acquistiamo una semplice maglietta stiamo in realtà decidendo se tutelare o meno il nostro ecosistema.

Redazione

Viviamo in un’epoca sempre più frenetica. Possiamo avere tutto quello che vogliamo, quando vogliamo, con un semplice click, persino i vestiti. Di fronte a questa dinamicità, le industrie della moda hanno dovuto accelerare il passo, diventando “fast”.

Per “FAST” quindi, non si intende la velocità d’acquisto, ma il limitato ciclo di vita dei vestiti. Questo accade perché comprando capi a basso costo, le “fashion victim” si autoconvincono che i “vecchi” abiti possono essere facilmente sostituiti con l’ultimo capo di tendenza in commercio. Ed è proprio questo il FAST FASHION: un modello che non contempla il rispetto per le persone e per il nostro pianeta.

Quando si parla di sostenibilità e inquinamento difficilmente si pensa ai vestiti ed è proprio da qui che nasce l’errore. La tematica della sostenibilità ha comportato dei cambiamenti impattanti nell’ecosistema, ma non solo, ha permesso anche di rivalutare le abitudini quotidiane delle persone, partendo proprio dai loro “costumi”.

Iniziamo proprio da qui. “Lo sapete che l’abbigliamento che indossiamo danneggia il nostro pianeta?

L’industria della moda genera il 20% dell’inquinamento delle risorse idriche mondiali e il 10% delle emissioni di anidride carbonica. Inoltre, solo per la coltivazione del cotone, si utilizzano un quarto dei pesticidi prodotti in tutto il mondo. Numeri che spaventano, ma soprattutto ci mettono di fronte una realtà mai presa in considerazione.
Tutto questo può essere evitato, o per lo meno limitato, servono solo dei piccoli accorgimenti.
Prima di acquistare un capo bisogna accertarsi della sua provenienza e del tipo di materiale utilizzato per la sua produzione. Questa è la giusta strada da percorrere, una strada che prende il nome di Slow Fashion: un processo che si focalizza sull’utilizzo di materiali di qualità, ma soprattutto che tutela il pianeta.

La “moda lenta” deriva dall’inglesismo “Slow Movement”, un movimento che sostiene la salvaguardia ambientale e dà importanza all’artigianato locale, accrescendo così il valore dei produttori, ma soprattutto del capo che arriva nelle mani del consumatore finale.
La produzione dei vestiti della “moda lenta” adopera sistemi chiusi dal punto di vista delle risorse idriche, in modo che l’acqua possa essere riutilizzata e i coloranti non vengano dispersi nelle acque di scarico.
Ma soprattutto, prevede il riutilizzo degli abiti, ossia capi di abbigliamento che vengono utilizzati e poi ceduti allungandone così il ciclo di vita. Una sfida che sta mettendo alla prova l’intero mondo del Fashion che si vede costretto a rivalutare il proprio modello di business.

L’obiettivo della Slow Fashion è quindi frenare il fenomeno del consumismo ed educare a comportamenti consapevoli e sostenibili (dal punto di vista ambientale, sociale ed economico). Una realtà che insegna a prendersi del tempo, un tempo che implica delle scelte sia per sé stessi che per gli altri. Molte persone si stanno avvicinando a questo nuovo stile di vita, cercando di adottare, nel loro piccolo, un comportamento responsabile. Lo stesso avviene per alcuni brand di moda, che prediligono certi standard di produzione con vantaggi, per il loro capo, sia in termini di qualità che di durabilità.
Fast Fashion e Slow Fashion sono quindi due mondi contrastanti che veicolano obiettivi differenti. Nel primo caso si vuole ottenere un profitto sempre più alto, nel secondo caso invece, si vuole creare un legame responsabile con l’ambiente e la società, producendo vestiti in modo equo e sostenibile. La scelta quindi dipende da noi, da chi vogliamo essere e in che mondo vogliamo abitare. I consumatori giocano un ruolo centrale, sono loro ad avere il potere di decidere come investire i propri soldi per far crescere una realtà piuttosto che un’altra.

Le scelte di consumo di ognuno, come ad esempio decidere di comprare una maglietta da una grande azienda ad un prezzo stracciato, piuttosto che comprare la stessa maglietta ma in un negozio di second hand, ha delle conseguenze a livello sociale, ambientale ed economico da non sottovalutare.
Diventa quindi fondamentale far in modo che le aziende comunichino in modo trasparente i loro processi di produzione e le loro policy per far sì che i consumatori siano soggetti consapevoli e informati, in grado di esercitare il proprio potere in maniera responsabile. 1

Serve davvero poco per creare un cambiamento rivoluzionario, un cambiamento che parte proprio dalle piccole cose, ma che a sua volta ne può creare di grandi e meravigliose.

1 http://www.humanaitalia.org/blog/verso-modelli-di-economia-circolare-il-ruolo-del-consumatore/