L’ acqua potabile è un diritto umano universale. Le Nazioni Unite infatti, riconoscono l’accesso a questa risorsa come uno dei principali obiettivi dell’Agenda 2030. Gli squilibri tra la scarsa disponibilità di acqua in alcuni Paesi e l’eccessivo consumo in altri, purtroppo non facilitano il raggiungimento di questo traguardo. Indispensabile sia il ruolo dei singoli che dei governi per vincere questa sfida. 

Di Alessandra Di Stefano 
 

Il 22 marzo si celebra la Giornata mondiale dell’acqua (World Water Day), ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per sensibilizzare Istituzioni mondiali e opinione pubblica sull’importanza di ridurre lo spreco di acqua e adottare comportamenti virtuosi per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. Il tema di quest’anno è “Groundwater: making the invisible visible” dedicato alle risorse idriche contenute nel sottosuolo.

La scarsità d’acqua colpisce oltre il 40% della popolazione mondiale. Gli effetti della crescita demografica, i cambiamenti nelle abitudini di consumo e di produzione e il cambiamento climatico hanno ripercussioni sulle riserve idriche. Quasi tutta l’acqua dolce del mondo si trova nel sottosuolo e le acque sotterranee forniscono gran parte dell’acqua utilizzata per bere, per i servizi igienico-sanitari, per la produzione alimentare e per i processi industriali. La maggior parte delle aree aride dipende interamente dalle acque sotterranee. In molte zone del pianeta le falde acquifere sono sovrautilizzate. Si stima che 1,7 miliardi di persone vivono attualmente in bacini fluviali in cui l’uso dell’acqua supera la ricarica da pioggia e neve. Le acque del sottosuolo possono essere portare in superficie da pompe e pozzi, ma in molte aree non si conosce l’effettiva quantità di acqua presente, il che significa non riuscire a sfruttare una risorsa potenzialmente vitale.

Le Nazioni Unite riconoscono l’acqua come un diritto umano universale. L’acqua è una risorsa fondamentale per ridurre la povertà e la disuguaglianza, promuovere i diritti umani, consentire pace e sostenibilità. L’Agenda 2030 ha inserito l’accesso all’acqua pulita e ai servizi igienici (SDG 6) tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. La gestione dell’acqua è una delle preoccupazioni principali dello sviluppo sostenibile e ha un ruolo fondamentale in diversi settori, come la sanità, la sicurezza alimentare, la tutela dell’ambiente e l’adattamento al cambiamento climatico. Tra il 1990 e il 2015, la percentuale di popolazione mondiale che utilizza una fonte di acqua potabile è passata dal 76% al 90%. Nonostante sostanziali progressi, ancora oggi, oltre 2,2 miliardi di persone affrontano problemi relativi alla mancanza di un adeguato approvvigionamento idrico. In Africa circa 400 milioni di persone non ha accesso all’acqua pulita mentre 2,4 miliardi di persone al mondo non hanno accesso ai servizi igienici di base, con ripercussioni dirette sulla salute e sulla vita, specialmente quella dei più piccoli[1]. L’accesso all’acqua è anche una questione di genere: nei Paesi in via di sviluppo le donne e le ragazze sono responsabili della raccolta dell’acqua nell’80% delle famiglie, con ripercussioni a livello sociale ed economico.

La scarsità di acqua non è dovuta solo ad una penuria materiale. In molte parti del mondo l’acqua sarebbe sufficiente, ma la mancanza di volontà politica[2], l’assenza di investimenti, di competenze e di strutture fanno sì che molte persone ne siano private. A ciò, si aggiunge la percezione culturale e l’approccio dei cittadini. Nei Paesi occidentali si pensa all’acqua come ad una risorsa illimitata e viene prestata poca attenzione al suo consumo. Le Nazioni Unite hanno fissato a 40 litri il diritto minimo di acqua pro capite, senza il quale è impossibile vivere. In Italia il consumo giornaliero pro capite è di 215 litri, tale quantitativo viene utilizzato per bere, cucinare e lavare. Dovrebbe farci ampiamente riflettere il fatto che in molte aree dell’Africa Sub-Sahariana se ne consumano solo 200 litri all’anno. L’acqua che adoperiamo per uso domestico rappresenta soltanto una piccola parte dell’utilizzo complessivo di questa risorsa, infatti quasi tutti i beni che consumiamo giornalmente contengono o richiedono l’impiego di acqua: dal cibo agli abiti che indossiamo, passando per i mezzi di trasporto che utilizziamo per spostarci nelle nostre città. A livello mondiale, gli squilibri tra la scarsa disponibilità di acqua in alcuni Paesi e l’eccessivo consumo in altri sono enormi. Agire in un’ottica di sostenibilità è un dovere di tutti e non può essere più ignorato.

[1] Le Nazioni Unite stimano che ogni giorno circa 1.000 bambini muoiono a causa di malattie diarroiche legate all’acqua e ai servizi igienici

[2] Le risoluzioni delle Nazioni Unite che riconoscono l’acqua come diritto umano universale non hanno carattere vincolante. Per questo tutt’oggi il diritto umano all’acqua non è garantito da alcuno Stato.