Moda sostenibile: quando innovazione e responsabilità si incontrano
Le sfide del settore moda sono tante e complesse, quasi come fare un puzzle con pezzi in continuo movimento: questo il punto di vista di Silvia Mazzanti, Sustainability Manager di Save The Duck che abbiamo intervistato.
di Redazione
Nel panorama della moda, la sostenibilità non è più un’opzione, ma una necessità. Save The Duck, brand 100% animal-free e B Corp dal 2019, sta dimostrando come sia possibile coniugare stile, tecnologia e impegno sociale attraverso progetti concreti che favoriscono la circolarità. Dalla funzione “Donate” integrata nel Digital Product Passport, che permette di donare capi pre-owned a Humana People to People Italia, alla recente campagna take-back nei negozi, l’azienda sta costruendo un modello virtuoso che coinvolge clienti, partner e comunità. Abbiamo incontrato Silvia Mazzanti, Sustainability Manager di Save The Duck, per approfondire il ruolo della sostenibilità nella strategia del brand e capire come queste iniziative stiano trasformando il modo di concepire il ciclo di vita dei capi. Ecco cosa ci ha raccontato.
Quali esperienze ti hanno portata a diventare Sustainability Manager di Save The Duck e in che modo il tuo background influisce sulle scelte strategiche che prendi oggi per il brand?
“Il mio percorso verso il ruolo di Sustainability Manager in Save The Duck è nato “per caso”. La mia formazione professionale e esperienza, ventennale, è nello sviluppo prodotto. In Save The Duck il mio ruolo di Product Manager si è gradualmente trasformato in quello attuale. Sicuramente la mia esperienza e conoscenza del sistema moda è stata cruciale per fare di me la Sustainability Manager che sono oggi. Conosco i materiali e come si costruisce un capo così come conosco le difficoltà che le filiere e i suoi addetti devono fronteggiare. Oggi sono la mia preparazione tecnica e la conoscenza del settore che guidano le mie scelte e il mio approccio ai progetti che decidiamo di portare avanti.”
Il Digital Product Passport è una delle innovazioni più interessanti introdotte da Save The Duck. Quali sono le principali sfide e opportunità che vedi nell’implementazione di strumenti digitali per garantire trasparenza e tracciabilità nel settore moda?
“Il nostro “Connector” ambisce a essere il passaporto di ogni capo: racconta la sua storia, da dove viene, cosa contiene e serve a creare un ponte tra il Brand e il cliente che lo ha scelto. La sfida principale? Far sì che questa “carta d’identità digitale” venga davvero utilizzata da tutti, i retailer così come i clienti, come uno strumento quotidiano di trasparenza e conoscenza. Si tratta di consolidare un rapporto di fiducia che diventa anche cultura. L’opportunità è enorme: il DPP potrà trasformare un capo d’abbigliamento da scatola vuota a libro aperto, permettendo scelte consapevoli e responsabili, favorendo l’economia circolare e abbattendo sprechi inutili. Immagino un futuro in cui dietro ogni acquisto ci sia una storia chiara e coerente, dove il cliente diventa protagonista attivo e consapevole nel trasformare il mercato. Il DPP può essere la chiave per cambiare le regole del gioco. Noi siamo solo all’inizio di questa avventura digitale, in attesa di avere indicazioni chiare e soprattutto univoche, perché si possa giocare la partita seguendo regole uguali per tutti e che permettano la comparabilità dei capi.”

Come Sustainability Manager, quali sono secondo te le prossime sfide che il settore moda dovrà affrontare per accelerare la transizione verso modelli più sostenibili e circolari? E quale ruolo vuole giocare Save The Duck in questo scenario?
“Le sfide del settore moda sono tante e complesse, quasi come fare un puzzle con pezzi in continuo movimento! Serve una maggiore integrazione tra sostenibilità e innovazione e un coinvolgimento attivo di tutta la filiera. I designer devono progettare tenendo in considerazione la durabilità e la riciclabilità come criteri imprescindibili. Questo porterà ad abbattere gli sprechi, valutare materiali alternativi e innovativi, e soprattutto coinvolgere i clienti perché siano sempre più consapevoli nelle loro scelte. Save The Duck vuole essere un motore di cambiamento. Per questo portiamo avanti progetti concreti come il Digital Product Passport e siamo sempre alla ricerca di materiali all’avanguardia per garantire non solo prodotti privi di materiali di origine animale, ma soprattutto che non generino impatti negativi su ambiente e persone. Vogliamo dimostrare che è possibile fare moda bella, funzionale e responsabile, e che fare squadra con altri attori del settore può accelerare questa transizione.”
Save The Duck collabora con Humana e Certilogo per progetti che uniscono tecnologia, sostenibilità e solidarietà. Quanto è importante per voi creare partnership di filiera e quali criteri guidano la scelta dei vostri partner?
“Nella scelta dei partner, ci guidano dei criteri chiave come l’allineamento valoriale, trasparenza, competenza tecnica e capacità di generare impatti misurabili e replicabili. Cerchiamo di costruire relazioni che siano funzionali, trasformative e che ci aiutino a sperimentare nuovi modelli di circolarità, di tracciabilità e anche di solidarietà. Collaborare con realtà come Humana e Certilogo ci permette di unire tecnologia e impatto sociale in un’unica direzione: dare ai nostri capi una lunga vita e ai nostri clienti strumenti concreti per partecipare attivamente al cambiamento. Crediamo che il vero progresso nasca quando le aziende smettono di agire da sole e iniziano a costruire reti virtuose, dove ognuno mette a disposizione il proprio sapere per un obiettivo comune: ridisegnare il futuro della moda in chiave etica e rigenerativa.”