Redazione

Ho chiesto ad Ilenia, ex volontaria 2017, di raccontarmi la sua esperienza in Mozambico, nel progetto “vacanze solidali”. Ecco la sua testimonianza!
“Cosa posso dire del mio viaggio in Mozambico? Mi riesce difficilissimo provare a descrivere tutto quel che ho vissuto, sicuramente posso affermare di aver provato emozioni inenarrabili e soddisfazioni personali che non mi aspettavo. Vorrei fare un passo indietro per provare a spiegarti meglio. Sette anni fa, l’anno del mio diploma, dopo aver conosciuto un medico che operava in Africa tramite un’altra associazione di volontariato, mi era venuta voglia di partire. Pensavo ad un viaggio post maturità, andando a fare del volontariato in Zambia per tre mesi. Purtroppo, essendo giovane e ancora alle dipendenze dei miei genitori, non sono riuscita convincerli a lasciarmi partire. Circa un anno fa, parlando al telefono con il mio migliore amico delle nostre potenziali vacanze estive, salta fuori l’idea di vacanza solidale in Mozambico con Humana ed iniziano a brillarmi gli occhi. Mi sono immediatamente innamorata dell’idea nonostante le tante perplessità. Non avevo mai fatto un viaggio così importante, lungo e impegnativo prima di allora… Pensa, non avevo nemmeno il passaporto. Non avevo mai pensato alla possibilità di fare due sole settimane in Africa, mi ero quasi rassegnata al fatto che ormai avessi perso la mia occasione. Avevo sempre pensato di dover andare lì almeno per tre mesi e visto che ormai lavoravo, sapevo non sarebbe più accaduto.
Vivevo a Torino e con i miei turni mi era impossibile partecipare alle riunioni di Humana a Milano, ma decisi lo stesso di fare i biglietti (insieme a Vincenzo, il mio principale compagno di viaggio) e partire con il terzo gruppo (30 luglio – 13 agosto). Avendo mancato tutte le riunioni fatte a Milano, rimanevo un po’ con l’ansia di questo viaggio di cui non sapevo quasi nulla. Venni però contattata da Humana, che mi propose un incontro informale qui a Torino. Cosi ad aprile incontrai Sara, una ragazza dolcissima che rispose a tutte le mie domande risolvendo tutti i dubbi e le perplessità del caso.  Da qui solo entusiasmo e una gran voglia di partire, un lento crescendo di emozioni!
Dopo questa interminabile premessa, arrivo finalmente a parlarti della mia vacanza…. Penso che per partire per un viaggio del genere bisogna essere predisposti mentalmente, bisogna partire a “cuore aperto” senza troppi muri di contenimento o armature, indipendentemente dal carattere che si ha. Altrimenti non puoi viverla a pieno…. rischi di perderti dei pezzi di emozioni che non proverai da nessun’altra parte. Cosa penso dell’Africa? Penso a tutte le sensazioni da cui sono stata investita dal primo momento in cui ci ho messo piede in terra africana… e che poi mi sono portata a casa una volta tornata in Italia. Il primissimo impatto è stato emozionante, suggestivo, quasi sconvolgente… Usciti dall’aeroporto le case di paglia che prima avevo visto solo in televisione erano davvero lì di fronte a me; davanti a noi un piccolo pick-up carico di non so cosa, con un “tizio” seduto in cima con una disinvoltura disarmante. Camioncini stracarichi di persone che non sembravano minimamente infastidite dall’essere una addossata all’altra, bambini che correvano scalzi dietro i pick-up agitando le manine e urlando ” TA-TA”.
Non immaginavo che nel giro di qualche ora tutte queste cose mi sarebbero sembrate non solo meno “strane” ma addirittura bellissime!Anche l’accoglienza in Casa De Hospedes è stata emozionante, il primo incontro “timido” con i ragazzi lo ricordo come se fosse appena avvenuto…Sento che potrei stare qui a scriverti tutta la notte cercando di descriverti tutto, emozione per emozione.Come quella del primo bambino preso in braccio, che mi ha stretto forte forte le braccia intorno al collo, come se mi conoscesse da una vita, come se mi volesse bene con ogni fibra del suo essere… mi si è addirittura addormentato in braccio. Mi batte ancora forte il cuore quando ci penso! Come la prima gita in barca a vela, il mio primo tuffo nell’oceano con tanto di snorkeling (piccolo dettaglio: avevo imparato a nuotare solo un paio di mesi prima!), la prima stella marina tenuta in mano, o l’emozione che si prova a cucinare con delle persone che non conosci, che parlano una lingua diversa dalla tua, ma che comprendi perfettamente quando cercano d’insegnarti a pulire un tipo di pesce mai visto prima e a cuocerlo con un tegame e due legnetti…. una pietanza davvero degna di nota! Vogliamo parlare dello sguardo immenso e profondissimo dei bambini? Non so cosa ci sia in quegli occhi, ma ti penetrano l’anima! E poi il senso di “comunità” ormai dimenticato in Italia…. ci si aiuta tutti, indistintamente! Ho riscontrato un sostegno reciproco che qui ormai è stato sostituito da invidie e gelosie. E ancora le canzoni stonate, insieme ai ragazzi dell’istituto alberghiero, urlate sul camioncino, in barca a vela o ovunque ci trovassimo. Yawo Yawo, l’insegnate di danza, che solo a guardarlo non potevi fare a meno di sorridere! Sono tanti i ricordi porto nel cuore: i racconti di Abdahala, il nostro autista; le serate spese a parlare, giocare e scherzare tutti insieme ed i tramonti meravigliosi…. il cielo super-stellato! Ci sono poi, anche dei ricordi meno felici che mi hanno segnato dentro, come i pancini dei bimbi mal nutriti o le condizioni poco igieniche di alcuni posti dove sono vivono…Penso poi anche a tutti i progetti di ADPP che ho avuto il piacere di conoscere grazie a Clelia, Omar e ai docenti e gli altri collaboratori. Penso alle domande che ho potuto fare, alle cose che ho potuto scoprire e capire, e questa esperienza la consiglierei a tutti. Di sicuro penso che l’Africa mi abbia emotivamente arricchita tanto, ho portato a casa molto di più di quanto non pensassi inizialmente e sicuramente ho ricevuto più di quel che ho dato io stessa partecipando a questo viaggio.”