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Il progress report della Federazione Humana People to People 2024 è ora disponibile!

Al suo interno tutti i risultati raggiunti dalle associazioni Humana nel mondo. Nel 2024 sono stati implementati 1.831 interventi nei settori della salute, istruzione, agricoltura sostenibile e ambiente e sviluppo comunitario, migliorando le condizioni di vita di circa 15 milioni di persone in 5 Continenti.

Sfoglialo qui.

FEAD (associazione europea per la gestione dei rifiuti) ed EuRIC (ente che  rappresenta l’industria del riciclaggio a livello europeo a cui aderisce Humana People to People Italia in quanto membro di Assorecuperi) accolgono con favore l’introduzione di un regime obbligatorio di responsabilità estesa del produttore (EPR) a livello UE per i prodotti tessili, un passo fondamentale concordato dai colegislatori UE il 19 febbraio, come parte della revisione mirata della direttiva quadro sui rifiuti (WFD). L’introduzione di regimi EPR in tutta l’UE è essenziale per salvaguardare la concorrenza nel mercato unico e per incentivare gli investimenti tanto necessari nelle infrastrutture di raccolta, selezione e riciclaggio per i prodotti tessili post-consumo. Tuttavia, mentre gli incentivi che i regimi EPR forniranno rappresentano la giusta soluzione a lungo termine per garantire la circolarità dei prodotti tessili, non affrontano la crisi immediata del settore tessile post-consumo.

Con gli Stati membri che hanno 30 mesi di tempo dopo l’entrata in vigore delle norme per stabilire i regimi EPR, le industrie di raccolta, selezione e riciclaggio dei prodotti tessili post-consumo stanno attualmente affrontando una crisi urgente che richiede un’azione urgente.

A partire dal 1° gennaio 2025, gli Stati membri sono obbligati a raccogliere separatamente i tessuti, il che aumenterà ulteriormente i volumi di tessuti raccolti, mentre la qualità dei tessuti usati raccolti continuerà a diminuire, in particolare a causa dell’ascesa della moda ultra-veloce. Tuttavia, la capacità di gestione non è aumentata, né lo sono stati gli sbocchi per i tessuti usati lavorati. Oltre a ciò, la gestione dei tessuti non riutilizzabili (sia per il riciclaggio che per il recupero energetico) rimane costosa per gli operatori di selezione e riutilizzo, oltre alla mancanza di assorbimento di mercato per le fibre tessili riciclate. Senza un supporto urgente, preziosi materiali riutilizzabili e riciclabili andranno persi e un intero ecosistema industriale che è fondamentale per la transizione circolare crollerà prima che l’EPR entri in vigore.

Questa congiuntura sta mettendo a dura prova la sostenibilità finanziaria del settore e sta potenzialmente mettendo a repentaglio l’autonomia delle risorse dell’UE. Gli operatori esistenti desiderano mantenere ed estendere il loro importante lavoro, ma hanno bisogno di supporto.

FEAD ed EuRIC propongono quindi dieci misure chiave per supportare il settore tessile post-consumo fino a quando i regimi EPR non saranno effettivamente implementati e operativi.

Scarica qui il testo completo.

All’appello di FEAD e EuRIC si unisce anche UNIRAU (l’Associazione delle aziende e delle cooperative che svolgono le attività di raccolta, selezione e valorizzazione della frazione tessile dei rifiuti urbani) che insieme a ARIU (Associazione Recuperatori Indumenti Usati) ha illustrato ad ANCI e Utilitalia un report sulla situazione attuale della filiera di rifiuti tessili urbani. L’analisi evidenzia come la somma degli effetti dati dall’aumento dei quantitativi raccolti su base europea, dalla scarsa qualità del fast fashion e dalla concorrenza sui mercati globali del second hand fatta dal ultra fast fashion cinese abbia fatto crollare il valore di quanto raccolto, mettendo in forte discussione la sostenibilità economica del settore. In attesa della istituzione di un regime di EPR a cui stanno lavorando sia il MASE tramite un apposito DM che la UE tramite la revisione della direttiva europea 2008/98 (provvedimenti che verosimilmente saranno varati nel primo semestre del 2026) è necessario un sostegno da parte dei Comuni e delle aziende della raccolta rifiuti urbani.

Leggi qui il comunicato stampa completo.

Scegliere il riutilizzo degli abiti permette di abbassare l’impatto ambientale sino a 70 volte rispetto al nuovo

Lo studio commissionato da EuRIC, la Federazione Europea delle Industrie di Riciclo, “LCA-based assessment of the management of European used textiles” (Analisi dell’impatto nella gestione del ciclo di vita del tessile post-consumo in Europa) dimostra che il riutilizzo di un capo ha un impatto ambientale 70 volte inferiore rispetto a quello generato dalla produzione di nuovi capi. Nello specifico, sono circa 3 i chili di CO2 risparmiati per ogni abito di alta/media qualità riutilizzato. Anche rispetto al riciclo, il riutilizzo si conferma la scelta più sostenibile a livello ambientale, pur tenendo in considerazione l’incidenza dei trasporti nel mercato globale del post-consumo.

Questi risultati giungono a pochi mesi dal lancio della strategia europea per il tessile sostenibile e dall’annuncio della raccolta differenziata obbligatoria del tessile per gli stati membri a partire dal 2025, obbligo già in vigore in Italia a partire da gennaio dello scorso anno.

Il report confronta l’impatto del riutilizzo con quello della produzione di nuovi capi in tre categorie (100% cotone, polycotton – una fibra che mischia cotone e polistere – e 100% poliestere), tutti prodotti in Asia e venduti rispettivamente in Europa, Africa sub-sahariana e Pakistan. L’analisi conferma che l’impatto ambientale del riutilizzo è significativamente più basso della produzione di nuovi capi in tutti e tre i casi.

La conclusione è simile anche confrontando il riutilizzo con la produzione di nuovi capi utilizzando fibre riciclate. Inoltre, lo studio sottolinea come sia importante considerare anche il tasso di sostituzione, nella misura in cui l’acquisto di un capo usato effettivamente sostituisca l’acquisto di un capo nuovo da parte del consumatore.

Viene dunque confermato come i benefici di un mercato globale per il riutilizzo e le potenzialità del riciclo del tessile, rispettando la gerarchia dei rifiuti e quindi laddove non sia possibile riutilizzare il capo, siano in grado di contrastare la quantità crescente di abiti di bassa qualità e non riutilizzabili.

Infine, il report formula alcune linee guida legate all’implementazione di sistemi di selezione maggiormente incentrati sull’individuazione della qualità, a un aumento degli investimenti nelle tecnologie dedicate al riciclo e all’innovazione per il riciclo fibre-to-fibre, e all’attuazione di criteri di eco-design per aumentare la durata di vita dei capi.

“Come membri di EuRIC tramite Assorecuperi, riteniamo importante la realizzazione di questo studio, che evidenzia in maniera puntuale le esternalità positive del riutilizzo nel settore tessile. Humana People to People da oltre 40 anni è impegnata nella raccolta e avvio a recupero in questo settore per tutelare l’ambiente e finanziare i nostri progetti sociali nel mondo: non possiamo quindi che accogliere con entusiasmo le linee guida delineate dallo studio affinché la pratica del riutilizzo entri nel piano d’azione e nell’agenda dei policymaker” – dichiara Karina Bolin, Presidente di Humana People to People Italia.

Leggi qui il report completo.

 

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